Non esiste toscanismo senza una svolta ambientale radicale. Ribadiamo le scelte di fondo fatte dal congresso di rifondazione di Comitato Libertà Toscana, nel 2017, sviluppando alcuni dei punti contenuti nel “libro bianco-rosso“.
Grazie a chi ci sta scrivendo per migliorare questo documento ecotoscanista!
Fra i primi che hanno voluto suggerirci miglioramenti: Luca Pardi, autore insieme a Jacopo Simonetta di Picco per capre – Capire, cercando di cavarsela, la triplice crisi: economica, energetica ed ecologica, Luce Edizioni, 2017; Gianluca Serra, biologo conservazionista, ecologista e naturalista. I contenuti e i limiti dell’articolo restano, ovviamente, responsabilità politica dei membri del consiglio direttivo di Comitato Libertà Toscana.
Ultimo aggiornamento: 18 novembre 2018
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Noi crediamo nella Toscana come paese a misura di persona umana, fatto a miccino per una esperienza di autogoverno civico, liberale, democratico, sociale. La Toscana è la “dolce patria nostra” (Piero Calamandrei).
L’amore per la nostra terra, l’assunzione di responsabilità di autogoverno, paesino per paesino, quartiere per quartiere, rione per rione, implica una scelta ambientalista netta e profonda. Accettiamo i cambiamenti che sono necessari: combattiamo gli sprechi, incoraggiamo – senza bigottismi e senza proibizionismi – stili di vita più sobri.
Dobbiamo imparare dalle piccole nazioni e regioni che hanno fatto già molto meglio di noi, puntando a fare molto di più. Dobbiamo proteggere il mare, l’aria, la terra, la flora, la fauna, il paesaggio di Toscana fino al punto di diventare noi stessi un esempio per tutto il mondo.
Dobbiamo fare la nostra parte per rispondere alla crisi ecologica planetaria che, tra le altre cose, ha comportato, solo negli ultimi decenni, la perdita del 60% delle popolazioni di fauna selvatica, oltre che un ritmo di estinzioni di specie viventi che fa scrivere gli studiosi di “sesta estinzione di massa” nella storia della Terra. L’inquinamento riversato nell’ambiente in soli due secoli di età industriale ci sta tornando indietro sotto forma di eventi climatici sempre più estremi, anche in Toscana. Il cambiamento è necessario, e urgente.
Alla base di questa svolta ecologista, ci devono essere investimenti regionali in studio, conoscenza, ricerca, innovazione, oltre che, con saggezza e pacatezza, in educazione dei giovani e informazione a tutta la cittadinanza toscana.
In Toscana vogliamo raggiungere l’eccellenza di una ricerca scientifica orientata verso la salvaguardia del creato. Non consentiremo segretezza, né brevettazione degli studi sui viventi e sul loro patrimonio genetico, né sfruttamento, né crudeltà. Ciò che vive ha una dignità intrinseca, non è solo “utile” o “funzionale” all’uomo, come abbiamo anche recentemente ribadito.
Tutto ciò che è protezione ambientale, dai forestali all’agricoltura, dall’acqua pubblica alla tutela del mare, deve essere riportato sotto il controllo esclusivo e responsabile delle comunità locali.
L’intero territorio toscano, con tutti i suoi beni ambientali e culturali, deve essere considerato come la propria “hasa” e deve essere integralmente protetto.
Perché questo nostro “ecotoscanismo” diventi un programma politico concreto, accettiamo con coraggio le sfide qui ennciate:
- Depurazione integrale di tutti gli scarichi liquidi, sia urbani che industriali, con metodi sostenibili, con restituzione di acqua buona all’ambiente; in tutti i corsi e specchi d’acqua toscani deve tornare la vita.
- Progressiva messa al bando di ogni prodotto che non sia pensato in termini di riciclo; raccolta facile e agevolata di ogni tipo di rifiuto; riciclaggio di tutto, senza incenerimento e dispersione delle relative polveri nell’ambiente; sostituzione progressiva di ogni materiale plastico o misto, con materiali effettivamente biodegradabili e compostabili; attenzione severa al fatto che molte cosiddette bioplastiche sono compostabili solo in determinate condizioni e comunque devono essere comunque tutte raccolte, per non finire nelle acque e in mare.
- Sì a nuovi bacini (e a nuovi impianti idroelettrici) ma solo con il consenso delle popolazioni e solo contestualmente a progetti sostenibili per trattenere e rallentare l’acqua piovana in bacini e casse di espansione, con letti di scorrimento allargati e naturalizzati, per la salvaguardia del territorio e per la mitigazione degli eventi climatici estremi (picchi di siccità, bombe d’acqua).
- Sì alla produzione privata, locale, regionale di energie alternative, purché veramente rinnovabili e sostenibili, con procedure snelle e con tecnologie facilmente aggiornabili e comunque reversibili; sì a ogni possibile investimento per lo sviluppo di una rete elettrica intelligente (smart grid) e di nuove tecnologie per la conservazione dell’energia, sotto il controllo di compagnie pubbliche locali toscane. Il grande apporto della geotermia al fabbisogno elettrico della Toscana è importante, ma non possiamo premere oltre sullo sfruttamento. Ci si deve aprire a ogni innovazione disponibile nell’impiego del sole, del vento, del freddo delle profondità, delle maree e della gravità, con il consenso e la partecipazione delle popolazioni locali, nel rispetto del paesaggio e senza consumo irreversibile di territorio. La Toscana deve prendersi la responsabilità, come regione industrializzata che negli ultimi 70 anni ha contribuito significativamente al cambiamento climatico del pianeta, di essere apripista di una vigorosa politica di uscita dalla dipendenza da carburanti fossili in favore delle energie rinnovabili.
- Fermo assoluto di ogni ulteriore cementificazione: nessuna nuova costruzione, senza perequazione e restituzione di suolo alla vegetazione e all’agricoltura; sostegno pubblico a ogni forma di bioedilizia; sostegno pubblico a ogni intervento per il risparmio energetico nei luoghi di vita e di lavoro.
- Sostegno pubblico a una agricoltura progressivamente meno intensiva e meno dipendente dal petrolio e dalla chimica, dando priorità alle produzioni tipiche e locali; bando di pesticidi e diserbanti.
- In Toscana solo allevamento sostenibile di animali, all’aperto, non intensivo, senza medicinali, senza crudeltà; in particolare sostegno all’apicoltura; incoraggiamento di una dieta prevalentemente vegetariana; disincentivi al consumo di latte vaccino importato e di prodotti caseari industriali.
- Moratoria della pesca industriale nelle acque toscane; sostegno ai pescatori che accettano di essere protagonisti di una pesca sostenibile e rispettosa; sostegno all’itticoltura sostenibile.
- I veri appassionati di caccia e pesca devono essere adeguatamente formati e inquadrati in associazioni di volontariato per la sorveglianza del territorio e il controllo della fauna, ponendosi all’avanguardia nel rispondere alle nuove necessità ambientali e sociali. Porremo fine, insieme ai cacciatori, al bracconaggio, ai ripopolamenti impropri, alle immissioni illegali, agli incidenti mortali, alle regole di accesso troppo lasche, ai calendari troppo lunghi, alla caccia come pratica impropriamente “ricreativa”. In molte aree antropizzate e agricole la fauna va controllata, con l’aiuto di conoscitori e appassionati, ma il concetto di caccia come “sport” deve essere archiviato insieme a tante altre esagerazioni individualistiche e consumistiche.
- Rapido abbandono del diesel e della benzina; incoraggiamento dei motori alternativi; valorizzazione di aziende locali toscane per lo sviluppo della mobilità elettrica; valutazione attenta dei carburanti di transizione (idrogeno, biometano, biodiesel), anche per mezzi pubblici (traghetti e aerei compresi); è fondamentale uscire al più presto, nella mobilità e non solo, dalla schiavitù del fossile.
- La Toscana vuole la piena responsabilità sul sistema dei parchi nazionali, che, integrati con le altre aree protette, devono essere custoditi gelosamente in quanto rappresentano ciò che rimane di un patrimonio naturale e paesaggistico insostituibile. Tutta la Toscana per noi deve essere trattata come una terra inestimabile, ma i nostri parchi devono essere l’emblema della nostra capacità di conservare e proteggere, per motivi educativi, scientifici, estetici, storici e spirituali. Attorno ai parchi le comunità locali devono essere responsabilizzate nella gestione di una economia locale fondata su ecoturismo e agriturismo.
Che ne pensate?
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