EMERGENZA ABITATIVA O…

PARLIAMO DI POVERTÀ DI LAVORO, DI DENARO, DI VOLONTÀ, DI POLITICA

la Toscana non fa eccezione nelle emergenze, neppure in quella abitativa. Lo sblocco degli sfratti mette a rischio circa centocinquantamila famiglie, di cui 5000 nell’immediato.

Prima o poi i nodi arrivano… il governo centrale e centralista – come fa sempre – aveva usato i privati come ammortizzatori sociali. Durante l’emergenza covid, non sapendo come fare, aveva bloccato gli sfratti congelando migliaia di situazioni e mettendo proprietari, senza distinzioni, piccoli o grandi che fossero, contro gli inquilini. Il governo ha messo i cittadini gli uni contro gli altri senza dare soluzioni, ma bloccando gli sfratti ha trasformato un problema in una bomba sociale. Ecco che si arriva allo sblocco e si innesca una delle bombe sociali di questi tempi: la casa.

Non possiamo ignorare le difficoltà economiche di famiglie, già provate dalla crisi iniziata nel lontano 2007, ora diventate condizioni spesso drammatiche che non permettono loro di pagare il canone. Non possiamo neanche ignorare che in condizioni durissime ci sono anche famiglie di piccoli proprietari che sempre più spesso devono vendere per disperazione, perché è diventato impossibile mantenere gli immobili in modo decoroso. La situazione è spesso presentata come scontro tra proprietari e inquilini, mentre la realtà somiglia sempre più ad uno scontro tra poveri e meno poveri, che stanno cercando a loro volta di sopravvivere.

In Toscana negli ultimi anni gli immobili sono stati sempre più spesso destinati ad affitti turistici.

Crediamo che questo sia uno dei nodi da risolvere, perché qui sta insieme all’emergenza degli sfratti, anche il nodo di dare un futuro e un’anima alle città d’arte e molti centri abitati vicini.

Ci chiediamo ad esempio perché dal 2017 i contratti concordati 3+2 siano stati resi meno convenienti per chi deve affittare, rendendo invece più appetibile il mercato BnB. Citiamo un brano dal sito del comune di Firenze (https://www.comune.fi.it/dalle-redazioni/affitti-vigore-i-nuovi-accordi-territoriali) riguardo ai nuovi contratti a canone concordato e conseguenti sgravi fiscali:

“(…) diminuzione del costo a metro quadro degli alloggi (7% in meno rispetto ai prezzi dell’accordo del 2009) e maggiori controlli sulla veridicità dei contratti stipulati.
I nuovi accordi territoriali  entreranno in vigore il 1° novembre prossimo (2017 ndr) con validità di tre anni, sono stipulati tra organizzazioni sindacali, associazioni degli inquilini e associazioni dei proprietari e valgono  per i comuni di Bagno a Ripoli, Calenzano, Campi Bisenzio, Fiesole, Figline e Incisa Val d’Arno, Firenze, Greve in Chianti, Impruneta, Pontassieve, Reggello, Rignano sull’Arno, San Casciano, Scandicci, Sesto Fiorentino, Vaglia.
Rispetto ai precedenti Accordi territoriali, quelli appena firmati prevedono una ridefinizione delle zone del comune, assegnando maggior valore ad alcune parti del territorio (come ad esempio Novoli) e garantendo un valore realistico agli immobili inseriti all’interno della fascia comprendente il centro storico. Tra le novità introdotte c’è anche la modifica della tipologia degli immobili, dando maggior valore al reale stato di manutenzione degli alloggi affittati, prevedendo una nuova tipologia di merito (classe AA) che assegna un prezzo a metro quadro più alto alle abitazioni di nuova costruzione o che rispondono a standard molto alti di risparmio energetico e di comfort. Al contrario vengono deprezzati gli alloggi che presentano standard di qualità molto bassi, fermo restando ovviamente l’obbligo che tutti gli impianti siano conformi alla legge.
(…) Grazie a tutti questi elementi  i canoni determinati dai nuovi accordi territoriali  saranno mediamente inferiori del 30% rispetto ai contratti del libero mercato.
Infine, per cercare di eliminare la piaga del mercato degli affitti a nero o irregolari, gli accordi territoriali assegnano  ai sindacati degli inquilini e dei proprietari il ruolo di certificatori della correttezza e regolarità dei contratti.*”

*I sindacati succitati di categoria incassano così da allora dai 60 agli 80 € a contratto, garantendosi la sopravvivenza ma gravando i proprietari di una tassa occulta, che si aggiunge a quella di registro e ai bolli (sì esistono ancora). Questo escludendo il regime di cedolare secca, che non permette alcuna detrazione di spese in dichiarazione.

Dal 2017 ci fu una diminuzione generale, una penalizzazione di chi aveva classe energetica più bassa, cioè di chi ha meno possibilità e soldi di migliorare l’efficienza energetica. Che dire poi delle zone di riferimento in cui rioni meno “appetibili” sono stati accorpati a caso a rioni “di pregio” con le stesse tabelle di calcolo affitti? Questo, insieme ad altre politiche locali (ad es la tramvia a Firenze) ha “aiutato” e convinto i proprietari a decidere come e a quale mercato dedicare gli immobili: il turismo.

Poi ci sono gli altri proprietari di case: Comuni delle città toscane, Chiesa, grandi società, assicurazioni, associazioni ecc.ecc.

Quante di queste abitazioni sono affittabili e sfitte?

Quante abitazioni pubbliche hanno difetti di assegnazione, ad esempio 50 mq ad una famiglia di 4 persone e 100 mq a persone singole?

Possono istituzioni, comuni e Regione creare incontri tra grossi proprietari (anche loro stessi) e cittadinanza per risolvere l’emergenza, che ci sembra più proprio definire “emergenza povertà”, anziché “casa”?

Chiediamo a tutti i cittadini, alle amministrazioni, ai sindacati di categoria, alla Diocesi della Regione ecclesiastica Toscana, alle grandi aziende e società proprietarie di immobili abitativi un incontro aperto per agevolare l’affitto e l’assegnazione di abitazioni sfitte, nonché di facilitare la destinazione ad affitto residenziale degli immobili dei comuni in Toscana.

Non rispondete con un muro.

Comitato Libertà Toscana