Il centralismo italiano (ed europeo) paralizza e quindi, in tempi di emergenza, uccide. Ricordiamocelo, durante e soprattutto dopo l’emergenza #coronavirus.
L’eterno ritorno del #centralismo italiano ha prodotto i fallimenti della CONSIP, la lentezza dell’AIFA, la burocrazia nelle assunzioni, la ristrettezza dei posti di specializzazione, il fallimento della programmazione dei numeri chiusi, i tagli alla sanità locale (ce l’ha chiesto l’Europa), la chiusura delle rianimazioni e dei presidi locali.
INVECE, QUEL POCO DI AUTONOMIA CHE ANCORA ESISTE in Italia, ha prodotto, in poche settimane: pratiche di quarantena più efficaci in Veneto; sperimentazione di cure a Napoli; costruzione in autonomia a Milano di un ospedale stile Wuhan; riapertura di reparti in Puglia e in Toscana; mobilitazione nel controllo degli spostamenti inutili in diversi altri territori; volontariato e solidarietà in migliaia di piccole e grandi realtà della nostra Repubblica.
IL CENTRALISMO PARALIZZA (e quindi in tempi di emergenza, uccide).
L’AUTOGOVERNO SUL TERRITORIO CREA, DAL BASSO, INVECE, BUONE PRATICHE CHE POSSONO ESSERE FACILMENTE DIFFUSE A TUTTI E DAPPERTUTTO.